13 OTTOBRE 2013

In agricoltura dobbiamo considerare una coltura reddituale se otteniamo nel corso dell’anno almeno € 2.000 ad ettaro.

 

L’olivo da anni sconta una crisi reddituale per i seguenti motivi:

  • sistema di incentivazione simile ad un assistenzialismo mascherato
  • mancanza di strutture guida nella filiera
  • errati o inesistenti investimenti

Il sistema di incentivazione prima basato sulla produzione ed oggi sulla stabilizzazione di alcune campagne olearie, non ha permesso all’olivicoltura italiana di essere parte del mercato dell’olio da olive. Questo ha generato molte delle problematiche che avvinghiano l’olivicoltore.

Non c’è  mai stata un’assistenza tecnica che guidasse l’olivicoltura italiana verso una prospettiva reddituale scevra dai contributi. Nel pantano di oggi ci siamo a causa della poca lungimiranza degli attori della filiera. Tutti i soldi dell’assistenza tecnica si sono volatilizzati con le mosche, le tignole ed i viaggi, nulla è oggi sul territorio di milioni di € spesi per assistere gli olivicoltori a produrre creando reddito.

Da anni molti abbandonano l’olivicoltura ritenendola non remunerativa. Nessuno investe più, anzi si tagliano le piante viste come male oscuro.

Investire in olivicoltura, secondo nuovi canoni e mentalità, conviene e produce reddito anche superiore alla soglia prima descritta.

Un impianto intensivo o super intensivo produce reddito. 

Come? Alla prossima.