Il Cile è una nazione moderna e democratica.

 

Il costo della vita è uguale all’Italia. A Santiago gli immobili per il ceto medio costano dai 5.000 ai 10.000 euro per metro quadro, i ristoranti medi costano dai trenta euro in su, facilmente arrivano ai cinquanta euro per una cena.

Questa precisazione è doverosa per far comprendere meglio il sistema cileno.

Chi ha investito  o investe in olivicoltura ha un piano dettagliato dei costi e dei ricavi in un lasso temporale di dieci anni.

Nulla viene lasciato al caso, la piantumazione, la crescita delle piantine, l’entrata in produzione, l’irrigazione, la raccolta, il frantoio, lo stoccaggio dell’olio, l’imbottigliamento e la vendita seguono rigorose procedure.

Lo stato non aiuta le aziende elargendo contributi.

Le regole sono uguali, in alcuni casi più restrittive, a quelle italiane o europee,  la differenza è  il rispetto in quanto certe ed ineludibili.

Difficile trovare un frantoio sporco, non dotato di mezzi atti a contenere il rumore, ove non si  prevengano gli infortuni, ove i dipendenti non siano provvisti  di camice, mascherina, cuffietta e scarpe antinfortunistica.

L’olio da olive prodotto è tutto extra vergine della migliore qualità sia chimica che organolettica.

Per ettaro si superano mediamente le 15 tonnellate di olive con rendimenti in olio di almeno 2 tonnellate.

Questo è il differenziale prezzo, il saper coltivare la frutta, l’oliva, ricavandone un eccellente succo di frutta, l’olio extra vergine di oliva.